“Settimana NON…” – NON prendete quel Metrò!

51c5advyutL._SY445_Death Line aka Raw Meat
UK – 1972

cast: Donald Pleasence – Norman Rossington – David Ladd – Sharon Gurney – Hugh Armstrong – June Turner – Christopher Lee (cameo)
regia: Gary Sherman
soggetto: Gary Sherman
sceneggiatura: Ceri Jones
fotografia: Alex Thomson
musica: Will Malone – Jeremy Rose
durata: 87 min.

STREAMING GRATIS SU YOUTUBE
QUINTO PIANO – DVD VIDEO

VALUTAZIONE:
sufficiente1/2

deathline2Non temete, non si parla della terrificante Metropolitana di Roma, ma della famosa “Tube” londinese.
Tutto ha inizio quando una coppietta nota un corpo immobile sui binari della metro ed avverte la polizia che al loro arrivo non ne trova traccia.
220_0Le ricerche partono con maggiore solerzia quando si scopre che il corpo potrebbe appartenere a quello di un uomo politico molto noto. Sviati i sospetti sull’eventuale coinvolgimento della coppia, più approfondite indagini rivelano che quello non è l’unico caso di “missing” nella “tube” (solo che prima si trattava di gente comune ecchissenefrega) e la situazione si fa decisamente più pesante tanto da far interessare l’Ispettore Calhoun (un gigionesco Donald Pleasence ) per essere di supporto al Detective Sergeant Rogers.Crypt_Deathline1_1200_654_s
e ad attirare l’attenzione de l’MI5 ( i servizi segreti britannici) facendo apparire in un rapido (quanto inutile) cameo l’agente Stratton-Villiers (Christopher Lee). Il fulcro di tutte quelle sparizioni sembra essere la stazione di Russell Square e, dando adito alle chiacchiere di un poliziotto di quartiere, sembrerebbe che quel posto risulti “infestato” da presenze sinistre: la leggenda parla di alcuni minatori rimasti intrappolati in dei tunnel crollati in epoca vittoriana e che si aggirano nei paraggi in cerca di vittime e vendetta.

raw_meat_02La realtà è molto più agghiacciante. I discendenti dei pochi sopravvissuti al crollo vivono rintanati nei tunnel facendo sporadiche sortite per procurarsi carne umana di cui cibarsi.
A trovare riscontro in questa orribile realtà è proprio la coppia di inizio film. Per uno stupido contrattempo Alex rimane nel vagone della metro che riparte, mentre Patricia resta sola sulla banchina della fermata di Holborn ed urlandosi si danno appuntamento a casa, cosa che, ovviamente, non accade.  
Patricia viene assalita dal cannibale ( a cui nel frattempo è morta la compagna antropofaga) e trascinata all’interno del dedalo di tunnel in rovina. Rientrato in casa Alex non trova la ragazza e preoccupato si rivolge all’Ispettore Calhoun che lo ignora con fare sprezzante. Disperato il ragazzo torna alla stazione e scopre l’ingresso ai tunnel per cercare la fidanzata.
220_rawmeat1Mentre l’uomo si fa spazio fra resti dei minatori e ciò che rimane degli avanzi umani divorati dal “mangiauomini”, Patricia cerca di comunicare con il cannibale che si rivela incapace di esprimersi ed emettere suoni ad eccezione della frase “Attenti alle porte!”.
Frustrato dal tentativo di fuga della ragazza il cannibale l’aggredisce proprio mentre Alex li raggiunge ed ingaggia con lui una furiosa lotta dove il mostro rimasto ferito ha la peggio e si da alla fuga.
In preda ad un ripensamento Calhoun con altri agenti si reca sul posto ed ispezionando i cunicoli trova un locale dove sono accatastati su letti a castello i cadaveri dei sopravvissuti al crollo avvenuto un secolo prima. Tra di loro c’è anche il corpo sanguinante del mostro che esalando un ultimo respiro chiude gli occhi e muore.
Recuperati Alex e Patricia i poliziotti lasciano i tunnel e tornano alla stazione.
Appena arrivati ai binari il cannibale riapre gli occhi e urla “Attenti alle porte!” mentre cominciano a scorrere i titoli di coda.
Raw3Che dire? Un film con i suoi pro e contro, che riesce a creare tensione e claustrofobia in alcuni momenti, miscelandosi con del sano black humor britannico; a volte però le cose cozzano tra di loro ed il ritmo rallenta per riprendere con inaspettate accelerazioni. Ancora incomprensibile l’irrilevante ed inutile presenza flash di Christopher Lee nella storia ed il finale sembra un po’ tirato via. In America la pellicola venne distribuita dalla AIP con il titolo “Raw Meat”.
Ai suoi tempi il film ebbe un discreto successo sia all’estero che in Italia (nonostante la brillante scelta del titolo) tanto è vero che la frase “Attenti alle porte!” che veniva gridata dai controllori all’esterno delle fermate della metro inglese divenne una sorta di leit motiv tra i giovani.
Vero però che questo “Non prendete quel Metro’!” si è rivelato un ottimo banco di prova per il regista Gary Sherman che nel 1981 dirigerà l’ottimo “Morti e Sepolti” (Dead and Buried) a cui sicuramente dedicherò una recensione.

Rintracciate il film e…“Attenti alle Porte!”

“Settimana NON…” – NON Aprite quella Porta

la-locandina-di-non-aprite-quella-porta-1974
The Texas Chainsaw Massacre
USA – 1974

cast: Marylin Burns – Gunnar Hansen – Paul A. Partain – Allen Dazinger – William Vail – Teri McMinn – Ewin Neal
regia: Tobe Hooper
soggetto: Kim Henkel – Tobe Hooper
sceneggiatura:  Kim Henkel – Tobe Hooper
fotografia: Daniel Pearl
musica: Wayne Bell – Tobe Hooper
durata: 84 min. (versione censurata 74 min.)

STREAMING
midnight factory

DVD VIDEO BLU RAY SPECIAL EDITION

VALUTAZIONE:
ottimo

SETTIMANA “NON…”

non-aprite-quella-porta-1974-tobe-hooper-cov932-932x460“…e non ditemi che non ve lo aspettavate…”

non-aprite-quella-porta-1974-tobe-hooper-14Venuti a conoscenza di atti di vandalismo avvenuti nel cimitero di Newt nel Texas, Sally, suo fratello paraplegico Franklin, la loro amica Pam con i loro rispettivi fidanzati decidono di organizzare un viaggio per controllare lo stato della tomba del nonno seppellito proprio in quel cimitero. Fortunatamente la tomba del parente risulta intatta ed il gruppetto decide di proseguire il loro viaggio per andare a visitare la vecchia casa di famiglia nelle vicinanze.
M67qSaTDopo aver avuto la sfortunata idea di dare un passaggio ad un autostoppista schizofrenico ed autolesionista che ferisce ad un braccio Franklin, ma di cui riescono a liberarsi buttandolo fuori dal furgone in corsa, i ragazzi si accorgono di essere a corto di carburante e si fermano presso un distributore che però l’informa che per il momento è a secco e che non verrà rifornito prima del giorno dopo.  
 Gironzolando per la campagna due del gruppo vengono attirati dal rumore di un autoclave che pompa acqua in un casale poco distante e si fanno venire la brillantissima idea di provare a chiedere a chi vi risiede se hanno un po’ di benzina da vendergli.
Ignorando gli avvertimenti del benzinaio che cerca di dissuaderli dal loro intento affermando che dalle voci che girano quel posto pare abitato da una famiglia di redneck fuori di testa, Pam e Kirk raggiungono a piedi l’abitazione che si rivela una fatiscente fattoria decadente con il cortile cosparso di vecchi rottami arrugginiti e macabre sculture di ferro ed altro materiale dall’aspetto sinistro.
Kirk, il coraggioso, decide di entrare anche se il luogo sembra disabitato, attirato da strani colpi che provengono dall’interno ma dopo pochi passi viene colpito alla testa da un essere gigantesco che lo finisce e lo trascina dentro una stanza.  
chain gifPoco dopo anche Pam, preoccupata per il boyfriend, entra nella casa scivolando in terra su resti umani sparsi sul pavimento, ma non appena cerca di rialzarsi si spalanca una pesante porta di ferro ed appare Leatherface in tutto il suo splendore che l’afferra e la trascina dentro il suo mattatoio personale.  
Jerry, il fidanzato di Sally, nota l’assenza degli amici ed intuisce che possano essersi recati nella fattoria nelle vicinanze. Li raggiunge, ispeziona la casa e si trova di fronte un enorme frigorifero che pensa bene di aprire e dove scopre il corpo di Pam martoriato ma ancora vivo ed agonizzante. Leatherface ricompare in tutto il suo splendore e squarta Jerry a colpi di mannaia.
E la mattanza ha inizio.
non-aprite-quella-porta-1974-tobe-hooper-07-1-960x540 Fattosi buio e senza aver avuto più notizie degli amici Sally e Franklin si avventurano nella boscaglia a “piedi”, visto che le chiavi del furgone le aveva Jerry, ma vengono assaliti dal mostro con la motosega e mentre la ragazza riesce a sfuggirgli lo stesso non si può dire del povero Franklin immobilizzato sulla sedia a rotelle.
Sally torna alla pompa di benzina per chiedere aiuto ma invece di soccorrerla il benzinaio la stordisce e la carica su un camioncino tirandosi a bordo anche l’autostoppista psicopatico che oltre a rivelarsi suo figlio è anche l’autore delle devastazioni avvenute al cimitero.
Da lì a poco il terzetto torna alla fattoria e la famiglia si riunisce. Anche Leatherface è figlio del benzinaio e con loro c’è anche un cadaverico nonno dall’aspetto zombesco.
Tutto questo è troppo per Sally che ha una crisi isterica e sviene per poi risvegliarsi legata ad una sedia ospite di una cena di famiglia il cui piatto principale è composto da salsicce di carne umana.
29texassssssssssssssssssssssssssssssssssApprofittando di una violenta discussione tra il figlio psicopatico e suo padre su chi debba essere l’artefice del colpo fatale alla ragazza, Sally riesce a liberarsi e ad uscire in casa mentre sta albeggiando, subito inseguita da Leatherface con la sua inseparabile motosega ed il fratello. Sopraggiunge un camion che alla vista della ragazza ricoperta di sangue investe il fratello di faccia di cuoio uccidendolo e fa salire sul retro del mezzo Sally. Anche Leatherface viene colpito dal camioncino e si ferisce involontariamente con la sega ad una gamba.  
Inferocito Faccia di cuoio continua il suo inseguimento claudicando e agitando fendenti in aria con la sua motosega. 
Il film si conclude con l’inquadratura di Sally che osserva la scena in preda ad una crisi isterica, mentre una scritta apparsa solo nella prima edizione italiana  si dichiarava che l’intera famiglia era stata arrestata e la ragazza ricoverata in un istituto psichiatrico per i traumi subiti.
non-aprite-quella-porta-9-torna-la-final-girl-del-film-originale-del-1974Capostipite della famosa e falsa dicitura “tratto da fatti realmente accaduti” questo film trae comunque ispirazione dalle gesta di tre serial killer realmente esistiti in America, ed in particolareEd Gein soprannominato “il macellaio di Plainfield” e fonte d’ispirazione dello scrittore Robert Bloch per la realizzazione del suo romanzo “Psycho” 1959 (divenuto film nel 1960 ad opera del regista A. Hitchcock).
Il silenzioso e solitario contadino del Winsconsin, da tutti considerato un tipo riservato ma innocuo dopo la morte della madre (fanatica religiosa e castrante) di cui aveva preso premura di mummificare il corpo, aveva cominciato a coltivare l’hobby di imprigionare, torturare ed uccidere autostoppisti e residenti delle vicinanze. Con alcune parti del corpo preparava manicaretti che offriva in dono ai vicini, mentre con ossa e pelle si costruiva paralumi ed altri oggetti utili per la casa.
Con la pelle delle donne, opportunamente trattata, si era cucito un secondo corpo femminile nudo che indossava nelle notti di luna piena e con cui si aggirava per la campagna facendo lunghe passeggiate.
Proprio da questo fatto del corpo umano ricucito il regista Hooper prese l’idea della faccia ricucita con brandelli di volti umani di Leatherface.
Fu uno dei primi prodotti low budget ad avere un successo internazionale, nonostante fosse stato censurato in molti Paesi, e può a buon credito considerarsi uno dei promotori del genere splatter (ora definito slasher). A dare forza e carattere al film sono anche le riprese scarne e la fotografia asciutta che donano una splendida credibilità alla trama che si dipanava in luoghi desolati e ancora oggi spettatori di assurde atrocità come le immense e desolate pianure americane. Miglia e miglia di territori quasi inesplorati dove esseri umani scompaiono senza motivo e dove vengono ancora ritrovati resti umani di sconosciuti.
Per gli inevitabili sequel/prequel/remake/reboot cliccate qui

BARBARA, il Mostro di Londra

barbara-il-mostro-di-londra2
DR. JEKYLL & SISTER HYDE
UK – 1971

cast: Ralph Bates – Martine Beswick – Lewis Flander – Susan Brodrick – Gerard Sim – Ivor Dean – Virginia Wetherell – Dorothy Alyson
regia: Roy Ward Baker
soggetto: Robert Louis Stevenson (tratto dal romanzo “Lo Strano Caso del dottor Jekill e del signor Hyde”)
sceneggiatura: Brian Clemens
fotografia: Norman Warwick
musica: David Whitaker
durata: 98 min.

DVD VIDEO

VALUTAZIONE:
e 1/2


SETTIMANA EROTICHORROR


“camminando per le strade ho rimuginato su tutto quello che avrei potuto fare per l’umanità se non fossi braccato dalla morte…a meno che non avessi ingannato la morte”

JHA differenza del personaggio creato da Stevenson, il nostro dr. Jekyll è spinto da meno nobili intenti nelle sue ricerche; lo scienziato non vuole scoprire il modo di sconfiggere il male insito in ogni essere umano, bensì il suo scopo è quello di creare un siero dell’eterna giovinezza per poter vivere in eterno e (ipocritamente) mettersi al servizio dell’umanità.
Per ottenere ciò si affida alle abili mani dei celeberrimi Burke e Hare per procurarsi la “materia prima” per i suoi studi, convinto che il segreto sia racchiuso negli ormoni di giovani donne. Inutile dire che i due ladri di cadaveri non si faranno scrupoli a procurare quanto cercato dal dottore seminando cadaveri di prostitute tra i vicoli della Londra Vittoriana.

Convinto di essere vicino alla soluzione Jekyll sperimenta su sé stesso il siero con, ovviamente, risultati imprevedibili.
L’uomo si trasforma in una affascinante ragazza, tanto bella quanto spregiudicata e priva di ogni morale.
La situazione precipita quando Burke e Hare vengono catturati. Il primo viene impiccato ed il secondo accecato ed il dottore si trova così privo di manodopera per proseguire nei suoi esperimenti e le cose si complicano ulteriormente quando Susan figlia della sig.ra Spencer che abita nell’appartamento sovrastante a quello del dottore incontra la sua controparte femminile sulle scale.
Susan è invaghita di Jekyll e l’uomo si giustifica asserendo che Barbara (nella versione inglese Edwina) altri non è che sua sorella rimasta recentemente vedova e trasferitasi temporaneamente da lui.
Anche Howard, fratello di Susan, fa la conoscenza di Barbara e, ca va sans dire, s’innamora della conturbante femme fatale.

Consapevole che per poter proseguire i suoi studi deve provvedere da solo a procacciarsi il “materiale umano” Jekyll inizia ad aggirarsi nel quartiere di Whitechapel rivelandosi però un incapace serial killer e trovandosi così costretto a “passare la mano” alla “sorella” Barbara, femmina decisamente priva degli scrupoli e delle vigliacche remore che frenano lo scienziato.
Gli omicidi e le feroci amputazioni proseguono mentre il dottore scopre con orrore che le trasformazioni avvengono senza più bisogno del siero e che la perfida personalità di Barbara sta inevitabilmente prendendo il sopravvento.
dr-jekyll-sister-hydeSolo quando si rende conto che Sister Hyde ha preso di mira la pura ed innocente Susan, convinta che il suo sangue vergineo possa rendere definitiva la sua predominanza su quell’aberrante dualismo, il dr. Jekyll lotta per riprendere il controllo e fermare quel gesto insano.

 

Senza voler spoilerare il finale, prevedibile ma comunque gradevole vi lascio alle mie conclusioni finali.
Negli anni ’70 tra AIP, HAMMER e AMICUS era ormai guerra aperta.
Nel mondo del cinema la fetta di mercato dedicata alle pellicole di “genere” si era ampliata e faceva gola a molti.
Le tre succitate case di Produzione la facevano da padrone, ma anche le piccole produzioni indipendenti cominciavano a “sgomitare” per ritagliarsi un piccolo spazio.
Per questo, ed altri motivi, i produttori Clemens e Fennell misero mano al romanzo di Stevenson con l’intento di realizzare una trasposizione che si rivelasse originale rispetto a quelle già riportate su schermo, ottenendo un risultato più che apprezzabile.
La commistione tra il romanzo di Stevenson e i tragici eventi causati da Jack lo Squartatore in quel di Whitechapel nel 1888 e Il dualismo maschio/femmina sorprese il pubblico che apprezzò la tensione erotica palpabile nella pellicola e gradì le forme (poco celate) della splendida giamaicana Martine Beswick (bondgirl per ben due volte nel 1963 e 1965).
Una “Hyde” che oltre essere crudele e sadica era anche amorale, discinta, maliziosa, intrigante e conturbante si rivelò una carta vincente oltre a porre un accento sulla nascosta “perversione sessuale” repressa del dr. Jekyll (il suo nascosto desiderio di essere donna?).
P.S. la somiglianza tra Bates e Beswick è impressionante.

 

La Tra”N”sformazione

 

Alta Tensione

HAUTE TENSION
FRANCIA – 2003

cast: Cécile de France – Maïwenn – Philippe Nahon – Franck Khalfoun – Andrei Finti – Marco Claudiu Pascu
regia: Alexander Aja 
soggetto & sceneggiatura: Alexander Aja – Grégory Levasseur
musica: François Eudes – Ricchi e Poveri
fotografia: Maxime Alexandre
durata: 92 min.

DVD DIVEO

VALUTAZIONE:

 


“Che emozione…sarà perché ti amo!”

La scena si apre con Aléx e Marie che canticchiando sulle note di “Sarà perché ti amo” si avventurano nella campagna francese dirette alla casa della famiglia di Aléx dove l’aspettano i famigliari (padre, madre e fratellino).
Lo scopo è quello di fornire un posto tranquillo a Marie dove studiare e riuscire finalmente a conseguire il diploma.
Le ragazze sono spensierate e tra frizzi e lazzi (Aléx finge anche di sparire tra i campi di grano spaventando a morte l’amica) raggiungono la loro destinazione ignare che, a poca distanza un sinistro individuo si sta sollazzando con un rapporto orale con una testa decapitata.

Giunte alla meta e fatte le presentazioni di rito la giornata scorre serenamente ma, per lo spettatore, comincia a diventare palpabile la tensione erotica tra le due amiche (più che altro è Marie a subire questa fascinazione); attrazione che diventa concreta quando Marie seduta di sera sul tetto della casa per fumare una sigaretta spia Aléx mentre si fa la doccia e si masturba.
Jeu de main interrotto dall’arrivo di un furgone che si parcheggia davanti all’ingresso e da cui scende un uomo enorme con una lercia tuta grigia.
Appena la porta si apre inizia la mattanza: il padre di Aléx viene schiacciato contro la scalinata dell’ingresso e decapitato, alla madre viene amputata una mano e sgozzata ed il piccolo Tom è devastato dai colpi di un fucile a pallettoni.
Marie riesce a nascondersi in un armadio ma Aléx non è altrettanto fortunata.
Il silenzioso serial killer la rapisce, la carica sul furgone e sparisce nella notte.
Impossibilitata a chiedere aiuto (il maniaco ha tagliato i cavi del telefono) a Marie non resta che infilarsi di nascosto nel furgone dove è prigioniera l’amica ed intraprendere un viaggio allucinante nella speranza di poter fuggire insieme a lei.
Quando l’uomo si ferma ad una stazione di servizio per fare rifornimento Marie sgattaiola fuori e chiede aiuto al commesso del minimarket.
Il killer si accorge che qualcosa non va, massacra il commesso e si mette alla ricerca del terzo incomodo (Marie) che però gli sfugge nascondendosi nel bagno.
Quando il maniaco riparte la ragazza riesce a telefonare alla polizia informandola sull’accaduto ed impossessandosi di una macchina si mette all’inseguimento dell’uomo in tuta grigia.

Interrompo la storia qui (già raccontata in modo succinto) per non togliervi il gusto delle scene a seguire e per non spoilerare il “finale a sorpresa”, ma ci tengo a dirvi che questo è forse uno dei migliori film girati da Alexander Aja che raggiungerà notorietà con il remake de “Le colline hanno gli Occhi” (2006) e quello di “Riflessi di Paura” (2008).
Chiaro omaggio agli splatter degli anni ’70 (e la canzone dei “Ricchi e Poveri” in apertura ci sta come il cacio sui maccheroni) e ispirato per molti versi al romanzo “Intensity” di Koonz, Aja riesce a dare un buon ritmo parallelo alla tensione emotiva e quella erotica (provata da Marie per Aléx) creando un sapiente crescendo condito da uno slasher & gore estremo ma non gratuito.
Anche regalare il colpo di scena prima della fine del film (anche se indizi sono sapientemente sparsi lungo la storia) si è rivelata una scelta vincente.
Se non l’avete già visto recuperatelo in DVD e non rimarrete delusi.
Senza contare che “Haute Tension” è stato uno dei capostipiti del nuovo cinema horror francese anticipato solo da “Dans ma Peau” dell’inarrivabile Marina de Van.

 

Pete Walker: L’Uomo dei Peccati Mortali – La Terza Mano

terza mano frontSCHIZO
UK – 1976

cast: Lynne Frederick – John Leyton – Stephanie Beacham – John Fraser – Jack Watson
regia: Pete Walker
soggetto: David McGillivray
sceneggiatura: Murray Smith  – David McGillivray
fotografia: Peter Jessop
musica: Stanley Myers
durata: 109 min.
golem dvd DVD VIDEO

VALUTAZIONE:
corvi06 1/2



Samantha è una bellissima ragazza, pattinatrice di successo e vicina a coronare il suo sogno d’amore con Alan stimato e rampante uomo d’affari.
Ma non è sempre stato così. Il cruento omicidio della madre ad opera dell’amante ha distrutto la sua infanzia, minandone la psiche al punto di aver “lottato” anni per riacquistare un equilibrio e la serenità.
Ad un passo dalla felicità il delicato castello di carte crolla quando viene a sapere che Haskin, l’amante assassino della madre è uscito di prigione e si convince che vuole ucciderla per vendicarsi della sua testimonianza all’epoca dei fatti.
Inutilmente Alan cerca di riportarla alla ragione, cercando di convincerla che la sua è solo paranoia, ma i fatti cominciano a darle ragione quando si rendono conto che le persone vicino a loro cominciano a scomparire o vengono ritrovate uccise in modo brutale.
Quando toccherà ad Helen? Cosa ha in serbo il folle serial killer per lei?


 Dopo il gioiellino cult “La Casa del Peccato Mortale” (sempre del 1976) il nostro Pete effettua uno strano cambio di rotta realizzando un thriller sopra le linee, ma rispettoso dei canoni in voga nel periodo.
Non si capisce dove il regista voglia veramente andare a parare visto che è sufficiente ascoltare la voce fuori campo che fa da incipit alla storia e cogliere i non troppo velati indizi per giungere alle conclusioni molto prima della fine del film. Anche l’andatura è lenta e ci mette il suo tempo a prendere il giusto ritmo e questo non giova al risultato finale.
Forse Walker voleva distogliere l’attenzione dal filo della trama per far concentrare l’attenzione del pubblico sulle speculazioni introdotte sul tema della follia, la schizofrenia e la paranoia, ma senza centrare l’obbiettivo.
Pete Walker ci regalerà altri piccoli cult, ma “La Terza Mano” non è da annoverarsi tra questi.

Come una Crisalide

1aka Symphony Blood Red
ITALIA – 2009

cast: Antonio Tentori – Sharon Alessandri – Anna Morosetti – Simona Oliverio – Riccardo Serventi Longhi – Nikol Brown – Fabio Giovannini – Claudio Simonetti
regia: Luigi Pastore
soggetto: Luigi Pastore
sceneggiatura: Antonio Tentori – Luigi Pastore
fotografia: Tiziano Pancotti – Emanuele Princi
musica: Claudio Simonetti (Daemonia) – autori vari
durata: 80 min

sinister logo

VALUTAZIONE:
corvi05


“Daje Omoné…famose der male!”

Symphony_in_Blood_Red_6
Crisalide è uno psicopatico un pochetto avvelenato con tutto il mondo ed è in cura presso una psicologa (psichiatra?) talmente brava che quando gli prospetta un ricovero in una clinica lui, per manifestare il proprio disappunto, la sconocchia e la decapita. E visto che, dopo siffatta oltragiosità, il nostro affezionato pazzo omicida prova una sorta di giovamento spirituale, decide di proseguire in questa terapia documentando il tutto con una digitale.
OPEWAM036596E così via di rampino e coltellaccio allo scopo di “esorcizzare” le proprie paure; prima vendicandosi di coloro che ritiene responsabili della sua condizione, poi scegliendo le vittime in maniera casuale ed immotivata(una prostituta ed il suo cliente, una coppietta di coatti appartati e compagnia cantando).
Questo finché la sua attenzione non viene catturata da una ragazza. Una anima “pura” come lui che legge poesie di Rimbaud seduta in riva al lago.
Viene da sé che Crisalide comincia ad andare in cortocircuito e da lì a poco il tragico epilogo è assicurato.
Symphony_in_Blood_Red_7
Innanzitutto voglio ringraziare l’esimio dr.W., stimato professionista nella sua categoria e uomo dalla indubbia moralità e cultura che, grazie ad un ingannevole invito a cena mi ha sottoposto alla visione di questo film al grido della frase (già citata come incipit):
 “Daje Omoné…famose der male!” confermandomi (se mai ce ne fosse stato bisogno) l’inquetante dualismo che alberga nella psiche del dr.W., di giorno apprezzato luminare, di notte empio consumatore di pellicole trash e di dubbia provenienza.
Chiarito questo passo a commentare il visionato cercando di non risultare troppo offensivo nei confronti del regista che, almeno dalle foto di Google, mi risulta essere un omone dallo sguardo ed il sorriso poco rassicuranti. Ma in fondo questi sono i rischi del mestiere
Che dire? In “Come una Crisalide” c’è un po’ di tutto. C’è il trauma, ci sono i flashback in b/n, ci sono gli interminabili deliri sussurrati dal pazzo, ci sono le allucinazioni, le riprese stile mockumentary, gli omicidi, il sangue, la violenza e le musiche di Simonetti…c’è persino una citazione del “maestro” Argento come ouverture ad effetto. Si, c’è proprio tutto, anzi quasi.
Manca solo una cosa: la coerenza.
Qualcuno dovrebbe spiegare al regista che fare un film non è uguale a praticare l’alchimia. Non basta buttare gli ingredienti in un pentolone e rimestare fino a cottura raggiunta per tirare fuori una pellicola che abbia un  senso di compiuto. Ogni elemento deve avere una sua precisa collocazione nel tempo e nello spazio per avere e dare continuità. La trama è debole e stupida, il serial killer è debole e stupido, le vittime sono deboli e stupide e deboli e stupide sono la struttura e le motivazioni insite nella follia della Crisalide.
Incoerente persino nelle inquadrature dove ci sono scene che rimbalzano dal laghetto dell’Eur alla passeggiata del Pincio; per tornare in zona Cecchignola e rimbalzare nei pressi di p.zza Bologna. E solo Dio sa quanto è irritante per chi conosce la città dove è girato il film notare questi strafalcioni topografici da teletrasporto. E sugli effetti speciali…sembra che Stivaletti di suo ci abbia solo messo la firma tanto sono anonimi e…incoerenti.
hqdefaultAvvertenza: alla 122° inquadratura dell’occhio azzurro ed allucinato del serial killer verrete posseduti dall’irrefrenabile impulso di cavarglielo…resistete, il prezzo di un nuovo apparecchio televisivo non vale tanto sfogo e non risolverebbe il problema.

Redd Inc.

Redd-inc-posteraka INhuman Resources
AUSTRALIA – 2012

cast: Nicholas Hope – Kelly Paterniti – Sam Reid – Hayley McElhinney – Alan Dukes – James Mackay – Tom Savini
regia: Daniel Krige
soggetto e sceneggiatura: Jonathon Green – Anthony O’Connor
fotografia: Richard Bradshaw
musica: Michael Yezerski
durata: 93 min.
INEDITO


Spoilerato il giusto

“It’s nothing personal”

img_633464

Chi sta “facendo fuori” i manager della Bloom Inc.?
Il misterioso serial killer conosciuto come il “Cacciatore di Teste” sta decimando la dirigenza dell’azienda e niente sembra in grado di fermarlo…questo fino al giorno in cui non viene beccato con il “sorcio in bocca” anzi, con l’accetta in mano.
Così Thomas Reddman (Nicholas Hope), riconosciuto da due testimoni oculari e messo con le spalle al muro dal lavoro d’indagine del detective Crandell (Alan Dukes) viene riconosciuto colpevole di ben sei omicidi e condannato a passare qualche ergastolo nella clinica Lansdale, un ospedale psichiatrico rinomato per i suoi esperimenti di chirurgia esplorativa. Ma, una sfiga tira l’altra, e anche quella triste permanenza è di breve durata, visto che in un tentativo di fuga risoltosi in un incendio mr. Reddman ci lascia le penne (e una zampa); però è così che va la vita e poco tempo dopo il “Cacciatore di Teste” è diventato un pallido ricordo.
Korporatsiya_Redda_Redd_Inc._2012Quasi per tutti, almeno. Infatti, Annabelle (Kelly Paterniti) una dei due testimoni oculari, tornata alla libera professione di “intrattenitrice virtuale” ancora è scossa da brevi flash sull’esperienza vissuta. Brutti ricordi, è vero, ma nulla in confronto alla terribile prospettiva futura in agguato. Così, quando meno se l’aspetta, Annabelle viene narcotizzata, rapita ed assunta coattivamente in una piccola e sinistra azienda, gestita (squillino le trombe!) dal defunto Thomas Reddman.
Così la ragazza ed altri cinque neoassunti (tutti coinvolti nel caso del Cacciatore di Teste) dovranno rimboccarsi le maniche e realizzare in tempi brevi un’impresa impossibile: scagionare Reddman dagli omicidi per cui è  stato riconosciuti colpevole.
Ogni inadempienza ed intemperanza verrà rilevata e segnalata con un richiamo e dopo cinque segnalazioni seguirà il licenziamento in tronco.
r1Ahpperò, ahpperò…
Di primo acchitto, la locandina mi aveva dato l’impressione dell’ennesimo filmettino direct-to-video di serie Y destinato al rapido consumo mentre si manda giù un hamburger con patatine e il regista Daniel Krige non mi aveva fatto accendere nessuna lampadina; poi ho notato il nome di Nicholas Hope tra gli interpreti e la mia mente è schizzata al borderline Bubby di “Bad boy Bubby” facendo oscillare vistosamente il mio curiosometro, ma al colpo finale ci ha pensato la scritta “special make-up effects supervised by TOM SAVINI” spegnendo ogni mia eventuale remore.
Certo, chi mi conosce sa che il film lo avrei visto in ogni caso, ma diciamo che lo stato d’animo con cui ho affrontato questo “Redd Inc.” era decisamente diverso da quello iniziale.

ma quanto si è pompato il quasi settantenne Tom Savini?

ma quanto si è pompato il quasi settantenne Tom Savini?

Si, vabbhè, ma in conclusione? Alla fine dei giochi “Redd Inc.” è composto di tante cose; alcune scontate, altre un po’ meno, alcune con un piccolo tocco di virtuosità, altre (volutamente) divertenti. La storia non brilla di originalità, ma riuscire ad ambientare uno psychothriller, per di più slasher, in un habitat circoscritto senza strappare uno sbadiglio rivela un certo mestiere e confidenza con la macchina da presa ed a riempire i piccoli vuoti di sceneggiatura corre in aiuto l’interpretazione di Hope che si disegna addosso un “bad and mad” dapprima appena abbozzato e gradualmente (e furbescamente) caratterizzato con pennellate di ironia contenuta ma efficace, rifacendosi ai cattivoni folli alla stregua di un Dr. Giggles.
Paterniti risulta di una femminilità intrigante esibendo una normalità quasi disarmante ed anche il suo personaggio si evolve al pari passo con la storia, assumendo toni macchiettistici che farebbero invidia al giovane Bruce Campbell de “La Casa”
Finale a dir poco fumettistico dove Reddman rifà il verso a Lecter e Annabelle assurge a ruolo consapevole di “acchiappamostri”…cosa si può chiedere di più?
958122

corvi07

Haunter

haunter-01CANADA – 2013

cast: Abigail Breslin – Stephen McHattie – Michelle Nolden – Peter Outerbridge – David Hewlett – Samantha Weinstein
regia: Vincenzo Natali
soggetto: Brian King
sceneggiatura: Brian King – Matthew Brian King
fotografia: Jon Coffin
musica: autori vari
durata: 97 min.
INEDITO


Haunter_Banner_1_3_10_13SPOILERAZZI QUA E LA’

Avere 16 anni può essere una cosa orribile per un adolescente, ma Lisa (Abigail Breslin) ha scoperto che esiste qualcosa di peggio: non compierli mai.
E’ una settimana che la ragazza si sveglia e, insieme alla sua famiglia, rivive la vigilia del suo sedicesimo compleanno, compiendo le stesse identiche azioni del giorno precedente e di quello che verrà; intrappolata nella casa avvolta da una fitta nebbia, con il padre (Peter Outerbridge) che tenta di riparare l’auto giù in garage, la madre (Michelle Nolden) che la spedisce in cantina a fare il bucato ed il fratellino Robbie (Peter DaCunha) che gioca le sue interminabili partite a Pacman o fa cacce al tesoro con l’amico immaginario Edgar.
E poi ci sono i maccheroni al formaggio per pranzo, l’esercitazione con il clarinetto e “la Signora in Giallo” la sera dopo cena.
Tutto uguale; tutto angosciosamente, tediosamente, identico.
Haunter-1 (1)Inutile anche cercare di portare alla ragione i genitori rendendoli consapevoli di quel folle loop temporale, tanto ogni volta non le credono e la mattina dopo si è di nuovo da capo.
E poi, poi c’è anche altro….anzi c’è “qualcos’altro” e “qualcun altro”. Qualcosa che ha iniziato a manifestarsi quando Lisa ha preso coscienza dell’allucinante situazione in cui vive, o meglio, sopravvive. Rumori, segnali, suoni e voci. E c’è la presenza; diabolica, oscura e ostile che la respinge, che cerca in tutti i modi di ripristinare quel macabro rondò esistenziale. Una entità maligna che vuole mantenere il controllo sulla vita di Lisa e dei suoi cari.
Haunted PhotoE come ciliegina sulla torta c’è la cosa più irritante di tutte: la consapevolezza che sia lei che la sua famiglia sono decisamente, irrimediabilmente e fantasmaticamente morti.
Haunter-2013-Movie-Image-5Non c’è niente da fare; sia che si tratti di ipertecnologiche prigioni laboratorio (Cube – 1997) o tesseratti mentali di pseudo personalità stratificate (Cypher – 2002) o puranco loop temporali metafisico/esoterici come in questo Haunter, il buon Vincenzo Natali mostra una vera e propria ossessione per i labirinti; una delle più antiche rappresentazioni della mente (per i filosofi) e dell’anima (per i teologi). Così, dopo aver sondato il futuro remoto e quello più prossimo il regista cambia prospettiva e s’inoltra nell’inesplorato (per lui) mondo parallelo dello spiritismo, sconvolgendone, come è sua abitudine, parametri e percorsi e costruendoci attorno il proprio labirinto fisico (le stanze della casa) e mentale (la sovrapposizione lineare delle esistenze dei diversi abitatori del posto).
Il risultato è un film debitore di pellicole come “E se Oggi…fosse già Domani” (qui) e “Amabili Resti” (2009), che fa l’occhietto all’idea di base del suo precedente, dispersivo e fantapsichico “Nothing” (2003) ripescando l’idea della casa immersa nel nulla, ma inserendola in un contesto che ha ben poco di grottesco. Come è consuetudine nelle storie di Natali, all’inizio tutto è (forse) eccessivamente complicato e criptico e gli elementi di disturbo inseriti per creare le varianti necessarie a dare sviluppo alla trama sono distribuiti con eccessiva parsimonia ma, come al solito, la mente (psicotica) del regista riesce a mettere tutte le cose al loro posto senza generare smagliature nella maglia della storia e a concedere allo spettatore anche una sorta di happy end (se così si può definire).
Raccontato così Haunter appare un film più complicato di quello che è, ma alla fine dei conti di null’altro si tratta se non di una discreta ghost story un po’ troppo infarcita di elementi, ma con buoni momenti di pathos e tensione; una storia che più che un horror sarebbe giusto definire un mistery esoterico in bilico tra il metafisico e lo psychorror. Niente di eccelso, ma un deciso passo avanti dopo lo scialbo e deludente “Splice” (2009)
Haunter-film
Una gradita sorpresa si è rivelata la giovane Abigail Breslin, vista al suo esordio nel noiosissimo “Signs” (2002) e rincontrata nel 2006 in “Miss Little Sunshine” e nel 2009 nel divertente “Benvenuti a Zombieland”. La ragazza mostra una certa poliedricità confermata dalla notevole attività cinematografica spiata su Wikipedia.
P.S. è una mia impressione o la Briesling assomiglia sempre di  più all’intrigante Karen (Amy Pond) Gillan? Specialmente nella versione rosso crinita di Haunter sembra quasi di vedere due sorelle…a parte il colore degli occhi.
amyamy

corvi07