ZEDER – Riz Ortolani

ZEDER

ITALIA 1983

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NOTA A PIE’ DI PAGINA
Il film di Avati è del 1983; qualche mese dopo il “grande” Stephen King mise alle stampe il suo “Pet Sematary”…una “coincidenza”? Negli anni ne ho riscontrate fin troppe sulle opere del prolifico scrittore.

L’ARCANO INCANTATORE – Remix da Musica di Pino Donaggio

L’ARCANO INCANTATORE

ITALIA 1996

“Rosa di Rose, Fiore più di Fiori, Donna di Donne, Signora di Signore…”

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CLIP “Il GIURAMENTO”

Dr. Giggles

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USA 1992

cast: Larry Drake – Holly Marie Combs – Cliff De Young – Keith Diamond – Glenn Quinn
regia: Manny Coto
soggetto e sceneggiatura: Manny Coto – Graeme Whifler
musica: Brian May
durata: 94 min
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IL DOTTORE E’ FUORI…DI TESTA!
dr giggles the doctor is inCome ogni cittadina di provincia americana che si rispetti anche Moorehigh ha il suo scheletro nell’armadio.
Negli anni ’50 gli abitanti del posto avevano dato il via ad un vero e proprio linciaggio ai danni del Dr. Rendell, un medico del posto che aveva preso la malsana abitudine di strappare via il cuore ai pazienti nel tentativo di riportare in vita la moglie deceduta per problemi cardiaci.
Esasperati i cittadini di Moorehigh eliminarono l’uomo e pensarono di essersi così liberati della follia dei Rendell per sempre.
Niente di più sbagliato!
E questa triste scoperta toccherà farla a Jennifer (Holly Marie Combs), al fidanzato Max (Glenn Quinn) e al gruppetto di amici con cui decidono di andare a rovistare nelle stanze della vecchia casa ormai abbandonata del dottore dove, dice la leggenda,  giacciano ancora murati i corpi di molte delle vittime.

drgiggles06Infatti ad aspettarli ci sarà Evan (Larry Drake), il figlio del dottore, che sopravvissuto al linciaggio nascondendosi nel corpo squartato della madre, ha passato un bel po’ di anni in un istituto psichiatrico dove è riuscito a fuggire eliminando due medici.
Il Dr. Giggles (soprannominato così per via della risatina agghiacciante che emette) è ritornato a Moorehigh per procurarsi un elenco di pazienti nascosto dal padre e non gli pare vero di trovarsi tutto quel ben di dio a disposizione. Finita l’ispezione infruttuosa della catapecchia  il gruppo ritorna all’ovile non prima però di aver “dimenticato” indietro due loro amici che diventano così le prime vittime del Dr. Giggles.
Ormai scatenato il folle dottor Sghignazzo comincia ad imperversare uccidendo ogni paziente che riesce a procurarsi, usando tecniche mediche alquanto discutibili e decisamente originali.
drgiggles01Naturalmente Jennifer non tarderà a diventare la preda più ambita, visto che è affetta da un disturbo cardiaco che la obbliga a portare un cardiostabilizzatore ed è in attesa di un intervento chirurgico.
Sbarazzatosi del medico curante della ragazza il Dr. Giggles rapisce Jennifer intenzionato ad operarla alla sua maniera…


Come definire “Dr. Giggles”? Semplicemente un gore con i controcazzi (e passatemi il francesismo); rivederlo in DVD (a più di 20 anni di distanza) mi ha fatto provare gli stessi brividi sottopelle sentiti nella sala quando, all’epoca, lo vidi al cinema.
Il merito è indubbiamente quasi tutto di Manny Coto, director di grandi serie televisive tra cui Star Trek, che ha saputo bilanciare la truculenza di uno splatter così sfacciatamente aggressivo e sopra le righe con un’ironia intelligente e per niente sgangherata e arricchendo la storia con piccoli omaggi a film di altro genere. Gli effetti, per quanto datati, risultano di buona fattura e spesso ti portano a produrre una risatina nervosa in contraltare allo sghignazzo del buon dottore.
Comunque, onore al merito, la ciliegina sulla torta è Larry Drake (già notato nel ruolo di Durant, il cattivone nel Darkman di Raimi –  1990), che con una incredibile mimica facciale e due spaventosi occhi verdi riesce a dare una caratterizzazione unica al personaggio di Giggles, un folle bastardo che in fondo ispira simpatia.
Basta stare lontano dal suo bisturi…

Negli anni ’90 il film divenne tanto famoso da guadagnarsi una miniserie a fumetti edita dalla Dark Horse. E vi pare poco?

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Non un cult, ma dire la verità, l’ho rivisto divertendomi.
buono

Rec 3 – Genesis

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[REC]³ ORIGENES – SPAGNA 2012

regia: Paco Plaza      durata: 100 min
cast: Leticia Dolera – Diego Martin – Alex Monner – Ismael Martinez – Jana Soler – Claire Baschet


ovvero: come ti butto in caciara la trilogia

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Diego e Clara si sposano.
E come tutti i popoli neolatini che si rispettano fanno le cose in grande e con gustosa “burineria”, con tanto di serenata dello sposo e chiacchiere a gogo. Il tutto ripreso dall’amico cameraman e da molte telecamere degli invitati. Tra gli ospiti c’è anche il solito vecchio zio bonario e caciarone che si presenta nonostante la ferita alla mano procuratagli dal morso di un cane.
Dopo la cerimonia ed il rinfresco, tutti a ballare!
E fra risate, pettegolezzi e grandi mangiate nessuno sembra prestare attenzione allo strano comportamento dello zio…almeno fino a che questi non si getta da una balaustra in un eccesso di inspiegabile follia.
Gli ospiti che accorrono in soccorso del malcapitato vengono aggrediti e morsi dall’uomo ed in breve subiscono la rapida trasformazione in zombi/posseduti diffondendo in quattro e quattr’otto la sanguinaria epidemia antropofaga.
rec-3-genesis03Clara e Diego si ritrovano separati ma la ragazza non ha intenzione di lasciarsi rovinare il coronamento di un sogno e quello che avrebbe dovuto essere il giorno più felice della sua vita da una manciata di parenti indemoniati e carnivori e determinata (ed incazzata come una jena) comincia una sanguinaria e spietata odissea per ricongiungersi all’amato.
Ci sarà un lieto fine?

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Gli spagnoli, a quanto pare, imparano in fretta; e dagli americani hanno carpito le sottili arti del “batti il ferro finché è caldo” e del “rosicchia la bistecca fino all’osso”.
Così, ciak alla mano il buon Plaza, orfano del più paraculo Balagueró (che defilatosi dal ruolo di coregista mantiene quello di produttore…non si sa mai s’incassasse qualche euro) si cimenta nel terzo capitolo di una storia che già nella seconda pellicola aveva esaurito idee e ragion d’essere.
Al posto della claustrofobica location di un semioscuro e decadente palazzo “infestato” c’è l’ambientazione (iniziale) di una solare cerimonia di matrimonio; i dialoghi ansimanti della giornalista e del cameraman (nonché della task force) sono sostituiti dai chiacchiericci, le battute ed i pettegolezzi ubriacondi degli ospiti e il sapore acidulo della demoniaca presenza viene annacquato con della ironia a buon mercato (proprio come il vino di certi pranzi di matrimonio).
Il POV (per fortuna) sparisce dopo un quarto d’ora di film e la sposina incazzosa si strappa la gonna dell’abito nuziale (un po’ di coscia in vista non fa mai male) e, sega elettrica alla mano si trasmuta in una Alice Abernathy ispanica.
Si aggiunge lo zio ferito alla mano, tanto per fare riferimento al cane infetto del primo Rec e, per giustificare il “genesis” del titolo, si piazza un pretucolo terrorizzato che cita passi dell’Apocalisse ed il gioco è fatto. Un prequel che tutto può essere meno che un prequel.
Il film nell’insieme è ben fatto, ma la qualità del prodotto è molto di cassetta e se si fosse intitolato “la sposa contro gli zombi” sarebbe stato lo stesso; quindi che bisogno c’era di scomodarsi a fare (fiebili) riferimenti a film precedenti?

La cosa che un po’ c’inquieta è che già si parla di un REC⁴ in cantiere….oltre ad attendere con orrore l’immancabile remake americano…(sigh!)

sufficiente

La Notte dei Diavoli

1215188277_lanottedeidiavoliITALIA/SPAGNA 1972

regia: Giorgio Ferroni      durata: 87min
cast: Gianni Garko – Agostina Belli – Cinzia De Carolis – Teresa Gimpera – Mark Roberts – Bill Vanders – Stefano Oppedisano –
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NightDevils4Nicola (Gianni Garko), di ritorno da un viaggio di lavoro, sta attraversando la Jugoslavia rurale diretto in Italia ed inoltratosi in un bosco si procura un incidente con l’auto per non investire una megera comparsa dal nulla. Isolato in terra straniera l’uomo vaga per la boscaglia fino a che non trova una specie di fattoria abitata dai Ciuvelak, rude famiglia di contadini che accetta malvolentieri di ospitarlo a patto che levi le tende alle prime luci del giorno.
Gorka (Stefano Oppedisano), anziano capofamiglia, incarica il figlio maggiore nochediablosfJovan (Roberto Maldera) di riparare l’auto di Nicola, mentre lui fa la conoscenza con la piccola Irina (Cinzia De Carolis), sua sorellina Mira (Sabrina Tamborra) e la bella Sdenka (Agostina Belli), nonchè dell’ambigua Elena (Teresa Gimpera).
Calata la sera cresce la tensione nella casa e nonostante Sdenka (cenerentola della situazione) cerchi di tranquillizzarlo l’uomo capisce che qualcosa spaventa i componenti della famiglia sino a renderli isterici e violenti.
Una notte Nicola assiste all’omicidio di Gorka ad opera del figlio che gli conficca un paletto nel cuore e disgustato e terrorizzato l’uomo fugge e raggiunge la città. Deciso a venire a capo della storia si rivolge al brigadiere Kovacic (Renato Turi) ex poliziotto in servizio nel paese che lo informa che i Ciuvelak sono gravati da una terribile maledizione lanciata da una strega (Maria Monti – la donna che causò il suo incidente) e che chiunque cada nelle sue grinfie è destinato a trasformarsi in un Wurdalak, sorta di zombi/vampiri che tornano dall’aldilà per uccidere e trasformare le persone amate in vita.
NDD51Deciso a salvare Sdenka, Nicola ritorna alla fattoria per ritrovare la ragazza sola, in uno strano e freddo estraneamento, che ripete quasi ossessivamente di “essere rimasta per aspettare lui” e si convince che anche lei sia rimasta vittima di quell’orribile destino. Fuggendo dalla casa l’auto si ferma nuovamente e Nicola è costretto a fuggire nel bosco braccato dai Ciuvelak trasformatisi in creature assetate di sangue.
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Ormai fuori di senno, Nicola viene rimpatriato in Italia e ricoverato in un istituto psichiatrico dove grida a gran voce (ovviamente non creduto) di non essere pazzo.
Dopo l’ennesimo racconto delle sue vicissitudini ad un dottore (Umberto Raho), il primario lo informa che fuori dalla stanza c’è una persona che vuole incontrarlo…
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I Wurdalak sono creature vampiresche appartenenti al folklore dell’Europa dell’Est ed assurte a notorietà grazie ad un racconto di Aleksei K. Tolstoi. Visto il buon successo riscontrato dall’omonimo episodio inserito da Mario Bava nel suo “I Tre Volti della Paura” (1963), Ferroni ci riprova con la Notte dei Diavoli dando ampio respiro alla storia fino a dilatarla a livello di film.
Dopo l’ennesima sortita al mio videospacciatore di fiducia ho acquistato questo DVD della RAROVIDEO  più per nostalgia che per necessità. Avevo visto il film in un cineclub negli ’80 e negli anni a seguire, qualche spezzone (in versioni masticate dal tempo) in diverse emittenti; quindi l’ho acquistato, oltre che per rimpolpare la mia collezione, anche per vedere com’era stata l’operazione di recupero e rimasterizzazione del film.
Ricordo che all’epoca il film non mi aveva colpito granché.  Ferroni era stato il regista del raffinato e mirabile gotico “Il Mulino delle Donne di Pietra” (1960) e la Notte dei Diavoli non si avvicinava minimamente ai canoni del suo predecessone, vuoi per “l’annacquamento” della trama (inevitabile quando si tenta di espandere un racconto breve sino a renderlo un film), vuoi per la povertà dei mezzi.
Con questa seconda visione mi sono in parte ricreduto. Al di là dei difetti evidenti, emergono peculiarità che lo pongono al di sopra di molte produzioni contemporanee.
Ferroni è un abile artigiano (come lo furono Bava, Margheriti etc…) caratteristica  sine qua non per i registi di genere dell’epoca e, come tale, riesce a dare il meglio anche con il poco a disposizione. Si percepisce una sensazione di claustrofobia nel bosco ripiegato su se stesso grigio e quasi pietrificato; sensazione che si amplifica all’interno della catapecchia costruita con quattro assi sbilenche dove i Ciuvelak si barricano per la notte, cenando a lume di candela attorno ad un tavolaccio di legno. E dove la staticità di alcune scene prende il sopravvento sull’atmosfera, corre in soccorso la bella colonna sonora di Gaslini.
E poi gli attori. Anche l’ultimo dei figuranti recita con convinzione ed il regista si preoccupa di utilizzare comprimari di buon livello, come il gettonatissimo (all’epoca) Umberto Rhao, la spagnola Teresa Gimpera ed i teatrali Monti e Oppedisano. Persino l’imbambolata Agostina Belli è ben inserita su un personaggio che sembra cucito per lei.  C’è poco da fare: all’epoca si sapeva recitare ed il mestiere si faceva per passione e non per arrivare al successo e la notorietà.

Di livello medio/basso se paragonato ad altre produzioni dello stesso periodo, il film vince sulla distanza, rivelandosi di buona fattura messo al confronto con il  cinema horror di serie B degli ultimi 15 anni.

Discreto

la maledizione della Strega