“Settimana NON…” – NON si deve Profanare il Sonno dei Morti

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No Profanar el Sueño de los Muertos
ITALIA/SPAGNA – 1974
ovvero: Il Film più rititolato della Storia del Cinema

cast: Ray Lovelock – Arthur Kennedy – Cristina Galbo – Aldo Massasso – Roberto Posse
regia: Jorge Grau
soggetto e sceneggiatura: Sandro Continenza – Marcello Coscia
fotografia: Francisco Sempere
musica: Giuliano Sorgini

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VALUTAZIONE:
Discreto

SETTIMANA “NON…”

profanare4George (Ray Lovelock) un giovane che possiede un piccolo negozio di antiquariato a Londra decide di mettersi in viaggio con la sua moto verso Manchester e passare lì il fine settimana per la compravendita di alcuni oggetti a cui è interessato. Contemporaneamente anche Edna (Cristina Galbo) a bordo della sua Mini Minor è diretta da quelle parti, anche se per motivi ben diversi: infatti la giovane vuole recarsi in visita presso la sorella ex tossicodipendente ed instabile sposata con un fotografo tanto arido quanto antipatico. 
1910Passando notano un macchinario che il Ministero della Sanità Inglese sta sperimentando nella zona e che attraverso vibrazioni ultrasoniche dovrebbe far impazzire i parassiti portandoli ad autodistruggersi divorandosi tra di loro.
Il macchinario sembra funzionare ma, come si scoprirà in seguito, ha anche degli “antipatici” effetti collaterali.
Destino vuole che George ed Edna abbiano un incontro/scontro in una stazione di servizio e seppure controvoglia la donna accetta di accompagnare l’uomo  a destinazione a bordo dell’auto di lei in attesa che il meccanico ripari moto danneggiata.
MV5BZWY4ZGNmODAtNTRjOC00MmU1LWFkMWMtODZlOTM3ZmExZTNkXkEyXkFqcGdeQXVyMTE4MDg3NTIz._V1_Lasciata per un attimo Edna da sola in macchina per chiedere informazioni in un casale nelle vicinanze questa subisce l’aggressione da parte di un un uomo dall’aspetto malconcio, pallido e sporco di sangue e terra salvandosi solo perché asserragliata nell’abitacolo. Tornato indietro il ragazzo non da molto peso al racconto di Edna ed i due riprendono il viaggio mal sopportandosi a vicenda. 
Arrivati a casa della sorella di lei trovano l’Ispettore McCormick (Arthur Kennedy) sul posto accompagnato da due agenti: a quanto pare qualcuno ha ucciso il cognato di Edna e la sorella è principale sospettata dell’omicidio.  Quando Edna racconta dell’aggressione subita poco prima i poliziotti le rispondono che la sua descrizione dell’uomo corrisponde a quella di un vagabondo della zona che però risulta morto e sepolto già da una settimana.
99126L’antipatia tra l’ispettore e i due ragazzi sorge spontanea e reciproca. Il poliziotto li considera solo degli hippies di città venuti a piantar grane, mentre George non si fa remore a definirlo un ottuso piedipiatti di campagna dalla mentalità ristretta. Questo non fa altro che aumentare la tensione e far crescere i sospetti di McCormick sulla coppia apparsa sul luogo del crimine proprio nel momento più opportuno.
Nel frattempo il nuovo macchinario in funzione comincia a causare danni imprevedibili. Infatti oltre a provocare l’autoannientamento dei parassiti sembra che le vibrazioni abbiano effetti alquanto indesiderati su menti semplici, come quelle dei bambini che diventano inspiegabilmente aggressivi o causare la morte di malati di mente per poi riportarli in vita. Stessa resurrezione è riservata ai morti “freschi di giornata”.
Molto “gustosa” e particolare è la fine destinata ad un’infermiera dell’obitorio che impegnata in una chiacchierata al telefono non si accorge del “risorto” che le arriva alle spalle e le fa letteralmente esplodere una tetta strizzandola con le mani prima di praticare uno stupro cannibalistico di gruppo sul suo corpo esanime. 
4vo4oXzohMfkHFNXr4va8LQKRCvGeorge giunge sul posto subito dopo ed è quasi sorpreso dalla polizia locale, ma scorge quelle strane creature e comincia a nutrire qualche vago sospetto quando vede il macchinario in funzione e chiede spiegazioni sul suo uso agli operai che ci armeggiano intorno.  
Nel frattempo, mentre George ed Edna indagano, il cimitero della cittadina comincia a ripopolarsi e le vittime ad aumentare. L’ottuso ispettore rifiuta di accettare la stranezza degli avvenimenti e si concentra sempre di più sulla coppia convinto di un loro coinvolgimento su quello che accade.
non-si-deve-profanare-il-sonno-dei-morti-988660l-576x0-w-60ad9ae0Giunti al cimitero Edna e George assistono in prima persona al risveglio di altri zombies e scampano alla morte asserragliandosi in una cappella abbandonata. 
Alla fine il ragazzo fa uno più uno e giunge alla più logica conclusione. Cerca invano il sostegno di McCormick che si rifiuta di allertare le autorità locali e decide di agire di sua iniziativa e distruggere con le proprie mani il macchinario diabolico solo per venire ucciso a colpi di pistola dallo stesso ispettore.
Non c’è lieto fine per nessuno. Una volta rientrato a casa McCormick trova il defunto George che lo aspetta assetato di vendetta, mentre i morti viventi cominciano ad invadere la regione. 
P.S. sinceramente non ricordo il destino riservato ad Edna, ma non mi sembra che anche lei abbia fatto una bella fine.
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Ammettiamolo, il film ricalca forse un po’ troppo la trama dell’origina “Notte dei Morti Viventi” (ma quale zombie movie bene o male non lo fa?) e in fondo anche Romero ha scopiazzato paripari la trama del mitico “I Am Legend”, ma nonostante la povertà dei mezzi e i tempi molto stretti di produzione la pellicola offre alcuni spunti interessanti.
Tanto per cominciare il maquillage e gli effetti speciali del mitico Giannetto De Rossi (R.I.P.) funzionano senza bisogno di troppi orpelli o l’uso eccessivo di lattice (la CGI neanche si sapeva cosa fosse). un po’ di cerone e di matita nera, qualche benda o straccio sporchi di sugo di pomodoro ed il gioco era fatto, poi si offre una spiegazione al motivo della innaturale resurrezione dei defunti virando su una specie di denuncia sullo sfregio ecologico dell’ambiente per puri fini economici (mentre Romero aveva fatto solo accennare ad uno speaker televisivo il rientro di una sonda da Marte che emanava deboli radiazioni) e buttandosi sulla denuncia socio/politica (a sfondo razziale).
“Non si deve profanare…” a modo suo funziona. E’ una pellicola ad ampio respiro (i protagonisti non sono barricati in una casa impegnati a litigare tra di loro) e gli zombi sembrano dimostrare una discreta capacità ad organizzarsi, usando croci di pietra per cercare di sfondare le porte chiuse ed aiutandosi a vicenda nel disseppellirsi; gli attori poi sono molto credibili: Ray Lovelock non sprigiona grande simpatia con l’atteggiamento di sprezzante giovane ribelle in voga in quegli anni e Arthur Kennedy calza alla perfezione l’abito dell’autorità ottusa e repressiva del periodo. 
Non sarà un film d’autore ma offre una discreta dose di intrattenimento.
All’uscita non ebbe il successo sperato (troppi prodotti simili in circolazione), ma nel 1975 venne riproposto con il titolo “Da Dove Vieni?” (cercando si sfruttare il “Chi Sei?” di Ovidio Assonitis a tema esorcistico). Nuovo tentativo verrà fatto nel 1979 riportato in sala con il titolo di “Zombi 3” subito dopo l’uscita dello “Zombi 2” di Lucio Fulci dello stesso anno.
Nonostante l’indifferenza della massa molti critici lo reputano un buon prodotto artigianale e dai fans è stato eletto come un piccolo Cult.

’68

 

P.S perdonate la foto ma la qualità del mio cellulare è quella che è…
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IMAGE – 2006/2011
SALDAPRESS – 2018/2019

Sceneggiatura: Mark Kidwell
Disegni: Nat Jones
Colori: Jay Fotos
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Miniserie 10 numeri

per l’Italia
Traduzione: Stefano Menchetti
Lettering: Paolo Tempesta
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Era il lontano 2004 quando lo sceneggiatore Mark Kidwell (forse dopo una nottata di bagordi a base di alcol e psicofarmaci) realizzò una insana quanto balzana e geniale idea: “e se quello narrato nel film –La Notte dei morti Viventi– (1968) di George A. Romero fosse realmente accaduto, cosa sarebbe successo nel resto del mondo? ma, soprattutto, cosa sarebbe accaduto nel Vietnam dove americani e vietnamiti erano impegnati in una delle più
sanguinose guerre del ventennio?”
Gestazione un po’ lunga e travagliata (come per tutte le produzioni artistiche in generale), un po’ di tempo per strutturare la trama  accordarsi con il grande Nat Jones (disegnatore) e contattare il magistrale Jay Fotos (colorista) e nel 2005 il primo numero di ’68 è pronto…poi lo stop inaspettato: la casa editrice Dead Dog Comics smise di pubblicare fumetti.68-serie002
No Panic. Grazie alle conoscenze di Jay Fotos, l’uomo propose a De Moss (proprietario della Dead Dog Comics) a provare a far pubblicare il primo numero alla Image Comics che accettò con entusiasmo.
Il successo fu immediato, grazie alla trama, alla denuncia socio/politica, alla caratterizzazione dei personaggi, ai disegni tanto cruenti quanto incisivi e alle magiche pennellate di Fotos.
 La pubblicazione non aveva una cadenza regolare ed i tre artisti erano nel frattempo impegnati in altri progetti con altre case editrici e il decimo ed ultimo (?) numero della serie venne pubblicato negli USA ad inizio del 2016.
Fortunatamente per noi la SALDAPRESS è stata più coerente e con un albo al mese è riuscita a far pubblicare in Italia ’68 in un annetto circa (poco più, poco meno) tutta la serie.
68-SERIE003La trama è molto articolata e con molti personaggi in gioco. Si passa con improvvisi salti da quello che accade i Vietnam, coinvolgendo varie truppe e stanziamenti americani, i nemici vietnamiti e i centri volontari di soccorso che si trovano a fronteggiare un terzo nemico “in comune” a quello che contemporaneamente accade negli Stati Uniti, tra le manifestazioni studentesche e non contro la guerra in atto, le vicissitudini dei parenti dei soldati al fronte preoccupati della sorte dei loro famigliari (ed ignari di quanto stesse accadendo anche lì) ed i soliti guerrafondai pronti ad armarsi e combattere quelle strane mostruosità che (secondo loro) erano state infiltrate dai “charlie” (i vietnamiti)  per destabilizzare lo status americano. Per non parlare dei politici pronti a tagliare la corda o intenzionati a trarre profitto dalla situazione.
68EDICOLA_004Con tutti questi “salti” da una parte all’altra si rischia di perdere il punto della situazione, ma il tutto è così avvincente e realistico ed alla fine si riesce ad incastrare ogni pezzo del puzzle al posto giusto. Oltre ad essere un semplice splatter ’68 si rivela un prodotto carico di emozioni e drammaticità capace di rivelare le mille sfaccettature di ogni singolo personaggio, trasformando il soldato sadico e violento in un eroe pronto al sacrificio, il generoso cittadino americano in uno sporco egoista opportunista, la famiglia di immigrati pronta ad immolarsi per il popolo che li disprezza e demonizza, il graduato gelido e duro in un uomo carico di insospettabile umanità, e via così di seguito, sino alla fine. 
Il risultato è un prodotto pregevole ed accurato, scritto con amore e ricco di informazioni (corredate da fotografie) aggiunte per dare chiarimenti e spiegazioni a fatti, luoghi ed avvenimenti sconosciute ai più (specialmente a noi italiani). Si percepisce visibilmente l’amore e la passione con cui i tre artisti hanno “impregnato” la loro piccola opera d’arte.
Correte nella vostra fumetteria di fiducia e recuperate ’68…mi ringrazierete. 
NOTA A PIE’ DI PAGINA:
’68 è a tutti gli effetti il cugino del ben più famoso “The Walking Dead”. Infatti, come molti di voi sapranno l’interminabile serial televisivo altri non è che la trasposizione dell’omonimo comics sempre prodotto dalla IMAGE a partire dal 2004 e terminato nel 2019 e distribuito in Italia dalla SALDAPRESS dal 2012 al 2020

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Deadgirl

USA – 2008

cast: Shiloh Fernandez – Noah Segan – Jenny Spain – Eric Podnar – Candice Accola – Nolan Gerard Funk – Andrew DiPalma
regia: Marcel Sarmiento – Gadi Harel
soggetto e sceneggiatura: Trent Haaga
fotografia: Harris Charalambous
musica: Joseph Bauer
durata: 100 min.

INEDITO

VALUTAZIONE


“Pensaci bene, cazzone…quando ci capiterà di fotterci una figa così?”

Rickie e JT sono due adolescenti sfigati e frustrati, prigionieri di una cittadina sonnolenta e noiosa. Rickie è innamorato (non ricambiato) della compagna di scuola Joann, mentre JT sfoga la sua rabbia con gesti tanto violenti quanto inutili.
Così, i due, invece di frequentare il liceo passano molte delle loro giornate in giro per la periferia e la campagna circostante in cerca di qualcosa da vandalizzare.

Una delle loro mete preferite è un vecchio istituto d’igiene mentale abbandonato dove sono liberi di ringhiare la loro acredine e spaccare tutto quello che gli capita a tiro, questo fino al giorno in cui non decidono di avventurarsi nei sotterranei dell’edificio dove, si racconta, tenessero i pazienti più violenti e pericolosi e, ben nascosta, trovano la porta di una cella.
Al suo interno c’è una giovane donna, legata nuda ed incosciente. Il primo pensiero di Rickie è quello di liberarla, mentre JT è deciso ad abusare di lei.
Dopo un’accesa discussione Rickie decide di battere in ritirata lasciando la ragazza tra le grinfie dell’amico (un vero cavaliere dall’armatura lucente).
La sera seguente l’amico lo approccia con una sconvolgente rivelazione: la ragazza si era risvegliata dimenandosi e cercando di morderlo “costringendolo” a reagire con pugni e calci; violenze che sembravano non aver avuto effetto sulla femmina.
JT convince Rickie a rubare la pistola del patrigno e tornare all’istituto. Una volta lì strappa l’arma di mano all’amico sparando a bruciapelo alla ragazza. La creatura accusa il colpo ma non muore e non lo fa neanche quando le viene spezzato il collo.
Terrorizzato Rickie fugge mentre JT rimane per “divertirsi” un po’ con la non morta.
Da qui in poi le cose si complicano.
I partecipanti a quel perverso gioco aumentano. Prima Wheeler, un compagno del liceo, poi Johnny il fidanzato di Joann che si porta dietro l’amico Dwyer.

Sembra proprio che le menti malate si trovino fuori dal manicomio e non dentro. Nessuno sembra interessato (a parte Rickie) ad aiutare la donna incatenata e la loro unica preoccupazione e poter dare libero sfogo alle loro più torbide perversioni sessuali abusando di quella carne lacerata e ringhiante.
Il karma, si sa, è un boomerang. Ingannato da Wheeler, Dwier si lascia convincere ad infilare il salsicciotto in bocca alla donna che quasi glielo amputa. Il susseguirsi degli eventi è un rondò di tentativi di riscatto, violenze e tradimenti che coinvolgono anche l’innocente Joann. Ed il finale non è certo un Happy Ending.


Un film per certi versi “coraggioso” questo Deadgirl. Sarmiento riunisce le piaghe sociali della comunità (globale) lasciandole interagire tra di loro legate dal sottile fil rouge della deadgirl.
Il disagio adolescenziale ed il suo abbrutimento, la violenza consapevole (perché i colpevoli agiscono con piena coscienza) sulle donne, oggettivazione del femminile e,
nella sequenza finale la triste e spaventosa decisione di assoggettarsi passivamente (chi vedrà la pellicola capirà).
Non tutto è di facile lettura e il mostrare senza giudicare può apparire, a volte, una leggerezza del film e non un valore aggiunto.
Disturbante.

Zoombies

USA – 2016

cast: Ione Butler – Andrew Asper – LaLa Nestor – Marcus Anderson – Kim Nielsen – Brianna Chormer – Aaron Groben
regia: Glenn R. Miller
soggetto e sceneggiatura: Scotty Mullen
fotografia: Bryan Koss
musica: Chris Cano
durata: 88 min.

DVD VIDEO

VALUTAZIONE:


“…e cosa vuoi che mi succeda? Siamo in uno zoo mica a Jurassic ParK!”

Ellen ha ereditato un sogno. Un sogno veramente impegnativo.
Suo nonno le ha lasciato in eredità l’Eden, un parco nato per accogliere e proteggere tutte le specie animali a rischio d’estinzione. Ma Ellen è andata oltre e ha dato vita a l’Eden Wildlife Zoo un ambizioso progetto dove, attraverso un percorso guidato, gli esseri umani possono ammirare tutte quelle meraviglie della natura che il progresso sta cancellando dal pianeta.
Tutto sembra filare liscio, ma a pochi giorni dall’inaugurazione, quando arriva un gruppo di stagisti universitari venuti a dare una mano succede l’inimmaginabile.
Nel settore dei primati il dr. Gordon inietta dell’epinefrina ad una piccola scimmia affetta da un virus sconosciuto sviluppando un morbo che si diffonde nell’aria infettando le altre scimmie nel laboratorio e creando un piccolo esercito di zombies.
Nonostante il rapido intervento della Sicurezza i primati fuggono iniziando ad infettare tutti gli animali a zonzo per il parco che cominciano a sgranocchiare, squartare e splatterare il personale e gli studenti ospiti.
La priorità diventa impedire che anche una sola di queste bestie raggiunga la cupola dei volatili; se ciò accadesse e gli uccelli riuscissero a volare via l’intero mondo se la vederebbe brutta. Ma brutta brutta eh?

Lo so, lo so, ultimamente vi sto rifilando ciofeche non indifferenti, ma già normalmente è difficile trovare film di genere decenti senza dover pescare nel vintage, figurarsi cosa si può trovare in giro d’estate!
In ogni caso la Asylum fa un altro colpaccio dei suoi! Dopo aver dato fondo alla serie dei
Sharknado (arrivati finalmente all’ultimo capitolo) nel 2016 sforna questo Zoombies (arrivato solo ora in Italia) e nel 2018 è il momento di Zoombies 2 (inedito, fortunatamente)…ma non preoccupatevi perché ha già in cantiere un bel Zoombies 3 per tutti noi.
Visto che si parla di Asylum credo che ogni ulteriore commento su trama, recitazione ed effetti speciali sia superfluo, ma se abbandonate ogni preconcetto potete passare un’oretta e mezza a ridacchiare sgranocchiando una fetta di cocomero e rinfrescandovi davanti al vostro condizionatore.
Se invece fate i difficili potrei anche propinarvi un bel Lavalantula (2015) ed il sequel 2Lava 2Lantula (2016) spin-off della serie Sharknado dove gigantesche tarantole laviche minacciano il mondo spuntando fuori da vulcani in eruzione!!
In campana, eh!?

Zombie Ass – Toilet of the Dead

Zombie-Ass---Toilet-of-the-Dead_cover_uゾンビアス – Zombiasu
Giappone – 2011

cast: Arisa Nakamura – Mayu Sugano – Asana Mamoru – Yûki – Kentaro Kishi – Demo Tanaka – Danny
regia: Noboru Iguchi
soggetto: Tadayoshi Kubo
sceneggiatura: Noboru Iguchi – Jun Tsugita – Ao Murata
fotografia: Yasutaka Nagano
musica: Yasuhiko Fukuda
durata: 85 min.
INEDITO

VALUTAZIONE:
corvi07


IMPOSSIBILE NON SPOILERARE

Zombiekb_Zombie-Ass-2011-Movie-Image-1Uno spensierato gruppetto di ragazzi si avventura nella campagna giapponese. Gli elementi e gli stereotipi di base per un massacrateenagers ci sono tutti:
c’è Megumi, la studentessa timida dal passato tormentato ed una fobia per gli insetti; c’è Maki, la cinica, ossessionata dalla bellezza; non manca il tossico Tak, volgare e violento e la di lui girlfriend Aya un po’ stupida e innamorata e, ultimo in tutti i sensi, chiude le fila il supernerd Naoi, incapace, goffo e vigliacco. Ma i topòi di genere terminano qui perché Noboru Iguchi (come al suo solito) va fuori di testa e ci da sotto di brutto. E così spuntano fuori parassiti alieni (i Nekurogedoro), voraci falloformi che penetrano (in tutti i sensi) i corpi ospiti facendosi strada fino al cervello e prendendone il controllo, creando una pletora di zombies flautolenti, trucidi e viziosi.
imagen3fbbSu tutto fa capolino lo scienziato pazzo (il dr. Tanaka), che “alleva” i nekurogedoro per curare la figlia Sachi affetta la leucemia; il resto è un delirante susseguirsi di peti, escrementi, penetrazioni tentacolari ed incontrollabili eruttazioni di liquidi più o meno identificabili. E strage è fatta.
Mai visto un massacro così mirato e sistematico di un “genere” e con mio profondo imbarazzo debbo ammettere che è stato…divertente! Conoscevo già Iguchi grazie a “The Machine Girl”, “RoboGeisha” e “Mutant Girls Squad”, ma devo dire che con questo “Zombie Ass” ha superato se stesso. Coniugando e mescolando tutte le fantasie feticistiche del sol levante (ragazze in divisa liceale, bondage e penetrazioni tentacolari, esasperazione di liquidi simulanti veri e propri bukkake seminali, clinic ed un pizzico di incesto paramedico) con dello slasher strabordante un trash, che neanche la buonanima della Troma anni ’70 ha mai raggiunto, il buon Iguchi confeziona un film ilare (a patto che si abbia un buon stomaco) ed estremo dove le attricette pescate dal softcore jap si muovono a loro agio recitando molto meglio delle starlette del B-movie americano.
20301538.jpg-r_640_600-b_1_D6D6D6-f_jpg-q_x-xxyxxE poi c’è anche una trama; niente di così profondo, ma molto meno stiracchiata e incoerente di tanti film che si prendono sul serio. Il faceto è voluto, il ridicolo ben costruito e l’estremo viene lasciato libero di scorrazzare in lungo ed in largo per il film.
Gustosi i titoli di testa stile anni ’70 e divertente l’assalto anale degli zombies al gruppetto di sopravvissuti in fuga nel bosco.
Che il peto sia con voi!
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Rammbock

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aka Berlin Undead aka Siege of the Dead
Germania/Austria 2011

cast: Michael Fuith – Theo Trebs – Anka Graczyk – Sebastian Achilles – Emily Cox – Melanie Berke
regia: Marvin Kren
soggetto e sceneggiatura: Marvin Kren –  Benjamin Hessler
musica: “Lacrimosa” in Do minore di W.A. Mozart  Direttore d’Orchestra: Myung-Whun Chung – “Das Glück is a Vogel” di Stefan Will
durata: 63 min
INEDITO


image19Michael (Michael Fuith) è un tipo tranquillo. Basta guardarlo in faccia per capire che è un uomo senza pretese, placido e pacato, a cui la vita non ha mai riservato grosse sorprese o emozioni, a parte forse Gabi.
Gabi (Anka Graczyk) è infatti il suo amore perduto, la presunta donna della sua vita che, una volta trasferitasi in un nuovo appartamento lo ha lasciato con la baggianata della “pausa di riflessione” intenzionata a rifarsi una vita. Ma Michael stavolta non ci sta e non ha intenzione di ingoiare il solito boccone amaro con rassegnazione e con la scusa di restituirle le chiavi di casa parte da una cittadina viennese alla volta di Berlino, intenzionato a riconquistare la donna, costi quel che costi. Arrivato a casa di Gabi però, non trova la ex, uscita poco prima, ma un idraulico ed il suo aiutante intenti a riparare il riscaldamento dell’appartamento e, in un attimo, la grigia favola dell’uomo assume le tinte rosso sangue di un horror .
n5uCOUAnMDhKihcV7iVoTygVmLnL’idraulico “impazzisce” all’improvviso e si avventa con sanguinaria ferocia contro l’uomo e solo con l’aiuto di Harper (Theo Trebs), l’aiutante adolescente, Michael riesce a farla franca. I due si barricano nell’appartamento, mentre dal cortile interno del condominio iniziano a levarsi urla raccapriccianti, e dalle finestre l’uomo ed il ragazzo assistono all’assalto cannibalesco di uomini schiumanti saliva e rabbia contro vicini, parenti e amici. E’ l’inizio della fine.
Rammbock-gall2Altre persone oltre Michael ed Harper sono scampate al primo assalto degli “zombi”; altre persone isolate nei loro appartamenti; altre facce che osservano sconvolte ed inebetite dalle finestre; altri individui isolati, incapaci di comunicare ed organizzarsi.
E mentre le autorità indicono lo stato di emergenza per l’inspiegabile epidemia assassina, raccomandando alla popolazione di barricarsi, l’unico pensiero di Michael rimane Gabi, la sua folle convinzione che lei sia scampata alla strage ed il desiderio di raggiungerla e salvarla.
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Piacevole sorpresa questo mediometraggio (poco più di 60 min.) di Marvin Kren; dopo anni di “barricamenti” in centri commerciali, basi militari, cittadine fortificate ed isole protette, si ritorna ad una visione più “intimista” del zombie survival lanciato da Romero con il suo “La Notte dei Morti Viventi” (Nigh of the living Dead – 1968). In questa tragedia formato condominiale si dibatte gente comune, egoista e spaventata; niente armi da fuoco o provvidenziali machete nei cassetti per difendersi, ma tubi di ferro e fionde artigianali (malfunzionanti) e psicofarmaci per barattare cibo. Michael è l’icona dell’uomo comune che rimane tale anche nell’ora più oscura, ma capace di piccoli eroismi proporzionati alla sua “statura” di uomo medio.
In definitiva un film spennellato con  abili tocchi di realtà per creare un minimo di credibilità ad una storia fantastica. Sapore gradevole che lascia un po’ d’amaro in bocca per la sua breve durata anche se la storia avrebbe retto tranquillamente la “botta” dei canonici 90 min.

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13 Eerie

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cast: Katharine Isabelle – Brendan Fehr – Michael Shanks – Brendan Fletcher – Kristie Patterson – Nick Moran – Jesse Moss
regia: Lowell Dean
soggetto e sceneggiatura: Christian Piers Betley
musica: Igor Vrabac – Ken Worth
durata: 89 min
INEDITO


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 Sei studenti di Medicina Forense partecipano ad un test organizzato dal loro insegnante, il prof. Tomkins (Michael Shanks), nella speranza di poter diventare collaboratori dell’F.B.I.
I ragazzi vengono “tradotti” su un’isoletta deserta, sede di un penitenziario ormai dismesso e, divisi in tre gruppi, dovranno effettuare indagini e rilevare dati su cadaveri disseminati in giro che il professore ha preso in prestito da un obitorio, il tutto monitorato da telecamere e collegati tra loro da walkie-talkie.

Se tutto filasse liscio non ci sarebbe un film da vedere quindi, grazie alla 13-Eerie-image-41-600x400dabbenaggine di Josh (Brendan Fletcher), autista tuttofare (e tuttofatto) le comunicazioni tra i gruppi e la “base operativa” s’interrompono e le telecamere vanno in tilt proprio quando orribili creature annidate nella boscaglia cominciano a “farsi vive” alla ricerca di esseri viventi da massacrare. La prima a farne le spese è la povera Kate (Kristie Patterson), smangiucchiata un po’ dappertutto e arruolata nelle fila dei mostri mutanti, fino a quando l’amica e collega Megan (Katharine Isabelle) non si decide a darle un poco pietoso coup de grace.

13-Eerie-Szenenbild-2Arriva la notte e diminuiscono esponenzialmente le possibilità di sopravvivenza per i cinque studenti allo sbando per l’isola e per il professore e Josh asserragliati nel casotto che funge da base e ricovero. L’autista informa Tomkins delle strane voci che girano sulle motivazioni che hanno portato allo smantellamento del penitenziario 13 Eerie, e si parla di progetti militari ed esperimenti biologici sui detenuti; di mutazioni mirate a creare supersoldati inarrestabili e crudeli e della precipitosa chiusura del posto dopo un non ben specificato “incidente di laboratorio”.

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Film “dezzombi” senza zombi, almeno non nel canonico senso del termine.
Qui i revenants sono creature create in laboratorio, estremamente feroci e con la pelle trasformata in un resistente e deforme carapace grigiastro che più che divorare il malcapitato grazie ad un atavico stimolo nutrizionale, strappano la carne con denti e mani spinti da un furioso e sadico desiderio di morte e violenza (in un paio di punti se la ghignano pure).
Il make-up e gli effetti sono ben realizzati ed il digitale (fortunatamente) praticamente assente il tutto con un discreto tasso di gore; certo, la trama è quello che è, ma non è imputabile allo sceneggiatore visto che ormai sugli “zombie-movie” è stato scritto e girato di tutto, quindi a Katharine Isabelle (“Ginger Snaps” “Insomnia” “American Mary”), Brendan (faccia di tolla) Fehr (“Final Destination” “Desert Vampire” “X-Men l’Inizio”) e Michael Shanks (“Frammenti di un Omicidio” “Cappuccetto Rosso Sangue” “Stargate”) non resta che correre di qua e di là come cavie da laboratorio in un labirinto o come concorrenti del Takeshi’s Castle.
Simpatica l’idea dello zombiepanzer, bestiale ed inarrestabile, con cui si  troveranno a scontrarsi sino alla fine.
90 minuti passati senza particolari sofferenze, evitando di mangiare carne al sangue durante la visione.
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